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Con l’accordo siglato nella tarda serata del 14 ottobre all’Agenzia delle Entrate abbiamo cercato di contemperare due esigenze.
Quella di garantire nei grandi Uffici metropolitani di Roma, Milano, Torino e Napoli, dove più pressante è la richiesta, un regime di fruibilità dei servizi ai cittadini ancora più adeguato, nella direzione di una pubblica amministrazione funzionale e soprattutto rispettosa degli utenti.
Dall’altra riconoscere una maggiore remunerazione per i colleghi che, volontariamente, decidono di conseguenza una nuova articolazione dell’orario di lavoro, sempre all’interno del regime degli orari attualmente previsto e quindi con le flessibilità in ingresso ed in uscita.
In buona sostanza chi accetterà di rinunciare alla flessibilità in entrata la mattina e/o impegnarsi a posticipare il proprio orario di lavoro per garantire una maggiore apertura nel pomeriggio, si vedrà remunerata questa sua disponibilità.
Le risorse per attivare questa fase, ad oggi prevista nelle aree sopraevidenziate, ma suscettibile di integrazione, sono aggiuntive rispetto a quelle oggi disponibili nel Fondo, e quindi non intaccheranno gli attuali istituti.
E’ prevista in modo esplicito la contrattazione all’interno degli Uffici per determinare i contingenti richiesti su base volontaria e quindi viena confermato l’istituto della contrattazione sul regime degli orari ed aggiungerei anche sull’organizzazione del lavoro, messa in soffitta (la contrattazione) in questi mesi dalle scellerate iniziative di Brunetta sui contratti e le riserve di legge.
Infine è stato ribadito dall’Agenzia che la direttiva nazionale inviata a fine settembre dalla DCP sul nuovo regime degli orari detta solo le linee guida, ma il confronto territoriale potrà e dovrà individuare, nell’ambito delle griglie fornite, le migliori soluizioni. Senza intervenire in modo unilaterale, generico e punitivo, rideterminando gli orari soprattutto di chi, per motivi familiari e social,i è costretto ad una articolazione dell’orario di lavoro diversa.
Per completezza di informazione comunichimao che al termine della riunione la FP Cgil si è riservata di firmare, dopo la consultazione con le proprie articolazioni territoriali.
E’ l’accordo di cui avevamo proprio assoluto bisogno in un momento di attacco senza precedenti al lavoro pubblico, ai diritti dei lavoratori ed alla stessa Agenzia delle Entrate ? No di certo.
Sicuramente altre sono le priorità, a partire dallo stanziamento delle somme del comma 165 che rappresentano la quota consistente del nostro salario di produttività per il 2010, così come la difesa dei livelli organizzativi e strutturali dell’Agenzia, la sua autonomia funzionale, condizione necessaria per garantire equità ed efficienza nella difficile e contrastata azione di lotta all’evasione fiscale.
Ma il buon sindacato, quello fatto ricercando ogni giorno migliori condizioni lavorative, e ove possibile strumenti di difesa di un reddito sempre più impoverito, è fatto anche di questi accordi aziendali, apparentemente secondari, ma che danno il segno che se si è capaci si può agire per trovare anche nelle situazioni più buie, momenti negoziali che rendano concreto quello che per molti è solo uno slogan mai praticato : più servizi ai cittadini e migliori condizioni per i lavoratori pubblici.
Non abbandonando di certo la lotta per il rinnovo del CCNL e per la modifica delle norme punitive, sia giuridiche che economiche, emanate in questi anni contro i lavoratori pubblici, ma avendo anche la capacità di incalzare le nostre controparti aziendali, centrali e territoriali per difendere e sviluppare la contrattazione integrativa.
Perchè senza contratti con solo non si fa sindacato, ma soprattutto non si riesce a tutelare i lavoratori ed, aggiungo, neanche a modernizzare le nostre Amministrazioni che la politica ha reso sempre più carrozzoni clientelari ed autoreferenziali.