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Forti adesioni agli scioperi unitari di UIL, Cgil e Cisl, in Lombardia, Calabria, Puglia, Piemonte, Toscana, Abruzzo, Sardegna e Marche…

Prossime date: Emilia Romagna, Lazio, Campania, Friuli V.G., Liguria e Veneto!!

Restano in “letargo” i sindacati autonomi!

SCIOPERO CONTRO BLOCCO CONTRATTO

La UILPA, unitariamente con CGIL e CISL, prosegue con lo sciopero generale del pubblico impiego sulla base di un fitto calendario regionale.

Le forti adesioni registrate in occasione degli scioperi già svolti risulta essere un chiaro indice di come ormai la misura sia colma.

Registriamo, inoltre, qualche evidente segno di insofferenza del Governo alla legittima protesta che stanno progressivamente concretizzando i lavoratori del Pubblico Impiego.

Non può che imputarsi a tale insofferenza il divieto che abbiamo ricevuto volto ad impedire la grande manifestazione organizzata a Roma in occasione dello sciopero regionale previsto nel Lazio il 25 maggio p.v..

Nonostante una richiesta presentata con larghissimo anticipo e la scelta di tenere lo sciopero generale per il rinnovo dei contratti nazionali, tanto nei settori pubblici quanto in quelli privati, di mercoledì 25 maggio… per evitare ai cittadini romani il “venerdì nero”, la Questura di Roma sta di fatto impedendo a Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa di effettuare il corteo. La ragione del diniego sarebbe totalmente legata alla viabilità!

Evidentemente la scelta è politica e di gravità anch’essa inedita: si vuole silenziare il sindacato e ridurre ogni possibile spazio di visibilità per le sue istanze e per la sua gente. Dobbiamo essere ridotti all’invisibilità.

In una Capitale semiparalizzata ogni domenica dalle partite di calcio, negare a sindacati un corteo di due ore vuol dire avere una visione striminzita della democrazia.

Abbiamo chiesto al Governo, nella persona del Ministro degli Interni Angelino Alfano, se un tale atteggiamento di restrizione delle libertà sindacali ha ragioni locali, e quindi verrà posto rimedio, o se siamo di fronte ad un capovolgimento delle regole democratiche.

La Questura di Roma questa volta ha mantenuto una rigidità senza precedenti per lo sciopero generale dei servizi pubblici limitando un principio costituzionalmente garantito come la libertà di riunione. Il diniego ai possibili percorsi da noi proposti è stato argomentato con le ragioni più disparate: problemi alla viabilità; luoghi scelti troppo centrali e affollati da pendolari e turisti; rischio che “estemporanee iniziative di protesta fra gruppi contrapposti” (??) generino “gravi ripercussioni sull’ordine e la sicurezza”; il contesto internazionale, anche se, si precisa, “in assenza di specifiche minacce nei confronti del nostro Paese”.

Solo più recentemente, la Questura, nel fare un piccolo passo indietro ha parzialmente riconosciuto il diritto a manifestare autorizzando solo un brevissimo percorso del corteo limitandolo a circumnavigare il Colosseo per poi arrivare in Piazza del Campidoglio. Ma, fatto che ha del comico, per arrivare al piazzale del Campidoglio i manifestanti non potranno usare la strada che da Piazza Madonna di Loreto arriva al piazzale, ma salire attraverso le scalette, testualmente “alla spicciolata”. Ci manca solo l’ordine di muoversi in fila indiana e assoluto silenzio per rendere il tutto più farsesco.

Per senso di responsabilità e per garantire la sicurezza dei manifestanti non possiamo accettare quest’ultima provocazione, perché di questo si tratta, e accettiamo nostro malgrado di fare i comizi conclusivi alla fine dei Fori Imperiali, la sola alternativa dataci dalla Questura fino ad oggi.

Amareggia dover constatare come la nostra democrazia possa diventare più povera, se limitata nel diritto di manifestare per rivendicare diritti, come quelli sacrosanti di un Contratto Nazionale bloccato da oltre sette anni dal Governo e sanzionato dalla  Corte Costituzionale. Una democrazia del prendere o lasciare. Ma lo sciopero e la manifestazione si faranno!

Auspichiamo, inoltre, che tutto il mondo sindacale solidarizzi e soprattutto inizi a partecipare attivamente alla necessaria fase crescente di rivendicazioni.