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Se lo Stato si dimostra il peggior datore di lavoro e non rispetta gli accordi, neanche noi siamo tenuti a rispettarli!

E’ sulla base di questo principio che il Segretario Generale aggiunto della UIL, Carmelo Barbagallo, ha annunciato la decisione del Sindacato confederale di disdettare il Protocollo del 2001, che regola le procedure di raffreddamento e conciliazione relative alle prestazioni indispensabili in caso di sciopero. La disdetta, relativa anche a tutti i successivi accordi firmati sulla base di quel Protocollo, è stata comunicata formalmente con lettera inviata all’Aran, l’agenzia governativa per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni.

“Il blocco dei contratti – ha dichiarato Barbagallo – è una decisione di arrogante signoria che trasforma oltre tre milioni di cittadini in sudditi: è inaccettabile. Se il Governo, dunque, non modifica la legge di stabilità, a partire dallo sblocco dei contratti nel pubblico impiego, se non mantiene le tutele per tutti i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato e non le allarga a chi non ne ha, se non dà un segno chiaro nella direzione degli investimenti e dello sviluppo per tutto il Paese, noi chiederemo a CGIL e CISL di avviare una lunga stagione di lotte unitarie che proseguirà fino a quando il Governo non avrà cambiato verso“.

Non si è fatto attendere la reazione del presidente dell’Autorità di Garanzia per gli scioperi, Roberto Alesse, il quale si è affannato ad asserire che il mancato rispetto dell’accordo significherebbe “non rispettare gli utenti, danneggiandoli”.

Orbene, allora chiediamo al Governo:  tagliare risorse, dequalificare i servizi, diminuire le prestazioni, chiudere Uffici sul territorio,  smantellare la Pubblica Amministrazione, sono forse sinonimo di rispetto per i cittadini?

Il Paese è davanti ad un baratro. Il nostro, grande impegno, in questo momento, è quello di lottare con ogni mezzo per non caderci dentro!

Più che mai confermata, quindi, la grande Manifestazione del prossimo 8 Novembre che non potrà che essere “l’antipasto” di un lungo percorso di azioni e scioperi fino a quando il Governo non avrà cambiato politica nei confronti della P.A. e dei suoi lavoratori.

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